Cinque cerchi. Storia degli ori olimpici italiani by Roberto Condio

Cinque cerchi. Storia degli ori olimpici italiani by Roberto Condio

autore:Roberto Condio [Condio, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sports & Recreation, Olympics & Paralympics
ISBN: 9788868529369
Google: Ke3sjwEACAAJ
Amazon: 886852936X
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2016-01-15T23:17:44+00:00


C’è un abbraccio che fa il giro del mondo, all’arrivo dei 20 chilometri di marcia. Due ragazzoni stremati ma felicissimi si stringono forte. Sembrano immagini riflesse, sono gemelli. Sono italiani e festeggiano una grande vittoria. Questa volta è arrivato primo chi era nato per secondo: Maurizio Damilano, venuto al mondo 10' dopo Giorgio, è il nuovo campione olimpico. E il fratello, arrivato 11°, è lì, sulla pista assolata dello stadio Lenin, a condividere quei momenti di gloria.

È un successo preparato in famiglia, quello dei Damilano. Giorgio ha convinto Maurizio ad avvicinarsi alla marcia, li allena il fratello maggiore Sandro. Costruiscono una brillante carriera in casa, a Scarnafigi in provincia di Cuneo. La loro pista è via Preta, tortuosa stradina campestre. Maurizio, a dire il vero, era stato conquistato da un altro tipo di atletica, dal mezzofondo vincente di un altro figlio della Provincia Granda. I 1500 d’oro di Franco Arese dell’Europeo 1971 avevano dato il là a una grande passione, oltre a quella per il sassofono, poi deviata su una disciplina ancora più faticosa e rigorosa. A Mosca i due gemelli hanno 23 anni. Maurizio è il più quotato, ma i grandi favoriti sono altri. Sandro non parte con i fratelli ma prima di salutarli dà istruzioni all’azzurro di punta: «Sei in forma, fai la tua gara. Ricordati però di non strafare. Devi lasciare sfogare gli altri e tenere un po’ di energie per il finale».

Messaggio recepito, anche se tutt’altro che facile da mettere in pratica in un giorno caldo e umido, in una gara veloce e selettiva e con quegli avversari che volano. Anche troppo. Tanto che ben sette vengono squalificati per marcia irregolare. Maurizio Damilano è nel gruppetto che guida ai 15 chilometri. Il più pimpante sembra il messicano Bautista, oro nel 1976 che viene però da una stagione complicata. Attacca ma la sua azione è viziata. I piedi in sospensione gli costano lo stop a 2500 metri dal traguardo. Diventa leader il sovietico Solomin, che per star dietro a Bautista s’era però imballato perdendo fluidità: squalificato pure lui. «Non mi sono accorto subito di quel che stava accadendo», ricorderà poi il piemontese. «Pensavo che Solomin stesse vomitando: con quell’afa, tutti abbiamo avuto problemi di stomaco...» Invece, adesso c’è un azzurro davanti a tutti. «Non mi voltai e con lo stadio ormai vicino Cinzia Petrucci, la pesista, mi diede la conferma: “Vai Maurizio, dietro non c’è più nessuno”.» L’arrivo in pista è beatamente solitario. Poi, dopo il traguardo, l’attesa di Giorgio per l’abbraccio che diventa la foto del giorno. A Scarnafigi, intanto, il parroco don Ettore Dao fa suonare le campane a festa. Diventa una splendida abitudine, perché il campione di casa vince ancora molto dopo Mosca. Alle Olimpiadi, in particolare, è bronzo nell’84 e nell’88, per chiudere con il quarto posto del ’92. L’unico vero rimpianto è per Los Angeles: guidava e, al 16° chilometro, sembrava avere ormai la gara in pugno. «Ma avevo tre ammonizioni, ho rallentato per scongiurare una squalifica e i due messicani mi hanno superato.



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